Opera di Carlo Levi pubblicata nel 1945. Costretto
al confino politico in Lucania, per le sue idee antifasciste, l'autore traspose
con toni lirici e meditativi la cronaca di quel periodo. Nella personale sintesi
fra un impianto narrativo realistico e una qualità espressiva neobarocca,
Levi denunciò la vita disumana dei contadini lucani e insieme sostenne la
conservazione dello spirito di quella civiltà, delle sue strutture e dei
suoi miti.